Racket Festival - seconda parte

Crossing the Arts - Arte/Letteratura/Musica/Teatro

Reportage fotografico della serata del 13 settembre 2014 (foto di Beppe Tassinari)

Sabato 13 settembre 2014, ore 21,30:
Doppio recital– due autori ferraresi tra prosa e poesia: Maurizio Ganzaroli e Pier Francesco Betteloni;
Re cane e suo marito in concerto 

 

Un concerto in acustica dei Re Cane e Suo Marito caratterizza la prima serata della seconda parte del Racket Festival a Palazzo Racchetta, concerto preceduto da un prologo dedicato a narrativa e poesia che vedrà protagonisti due outsiders ferraresi della penna come il “poeta di strada” Pier Francesco Betteloni e l’artista visivo e scrittore Maurizio GanzaroliBetteloni, poeta da tre generazioni, tra i protagonisti più inconsueti del recentissimo Buskers Festival col suo banchetto di improvvisazioni poetiche, leggerà alcuni suoi componimenti lirici con l’accompagnamento di spunti musicali sperimentali e post-futuristi di Ganzaroli, subito dopo a sua volta protagonista come scrittore con alcuni suoi brevi e incisivi racconti.

 

Quindi, dopo questo preludio letterario, seguirà un vero e proprio concerto in versione acustica dei Re Cane e Suo Marito.

Dice di sé il duo ferrarese: “Re Cane e Suo Marito esprime l'esigenza di tradurre emozioni e concetti in musica, percorrendo e proponendo una personale visione della realtà e del proprio vissuto”.

Re Cane e Suo Marito debutta  originariamente con brani in versione elettronica proposti in diversi locali dell’Emilia Romagna (il Patchanka di Ferrara, Spartaco di Ravenna, Artlab di Parma, CCa Lughé di Lugo e diversi altri) accostando uno spettacolo teatrale al fine di interpretarne i significati. Nel tempo poi gli stessi brani sono stati rielaborati  a due voci e portati in scena (e in strada) in versione acustica facendo emergere un impatto melodico, aulico e allo stesso tempo di vitale energia. I testi sono l'espressione di un vissuto reale con richiami a significati onirici e viscerali. Tra i luoghi dove si è esibito recentemente il duo è stato ospitato presso il centro sociale La Resistenza, a Cervia in occasione di una spettacolo estivo, a Punta Marina in occasione dell'evento "Open your mind Open your mic", presso il centro sociale "Capolinea" di Faenza.

“La finalità ultima è di lasciare un'impronta significativa nell'animo di chi ascolta”.


Mercoledì 17 settembre 2014, ore 21,30:
La Ferrara dell’ingegner Bellei – presentazione del romanzo di Francesco Scafuri, Faust Edizioni.

 

Libro: La Ferrara di oggi e quella indietro nei secoli collegate dal paranormale. Francesco Scafuri, storico dell’arte e responsabile dell’ufficio ricerche storiche del Comune, ha pubblicato La Ferrara dell’ingegner Bellei, vicende storiche e fatti straordinari vissuti da un sensitivo, un romanzo della città, nel senso che appartiene a Ferrara in ogni riferimento testuale e ipertestuale. Lo sguardo e le conoscenze dello storico dell’arte offrono uno spaccato sociale e culturale della città antica e di quella contemporanea attraverso le vicende del protagonista, un ingegnere ferrarese che, grazie alle facoltà paranormali ereditate dalla madre, si trova alle prese con sedute spiritiche, implacabili inquisitori, ricerche sui mitici Cavalieri Templari, ma anche con strane premonizioni e vicende straordinarie nella vita reale di tutti giorni. I poteri di sensitivo gli permettono di tuffarsi nel passato della città estense, vivendo singolari esperienze e incontrando personaggi esistiti davvero, sia in epoca ducale sia nei secoli successivi, catapultando così il lettore in un’altra dimensione ricca di sorprese, intrighi di Corte, memorabili inondazioni, sopralluoghi nei leggendari sotterranei del Castello, vicende carcerarie dell’Ottocento e notti boccaccesche.

Autore: Francesco Scafuri, nato nel 1958, vive ed opera a Ferrara da sempre. Si è laureato presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Bologna e successivamente ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento della storia dell’arte presso i licei e gli istituti statali, ottenendo la relativa cattedra. A partire dagli anni Ottanta ha partecipato in qualità di esperto a convegni nazionali ed internazionali ed ha tenuto conferenze su temi urbanistici, nonché sulla storia dell’architettura militare estense. Dopo varie esperienze maturate nell’ambito della ricerca d’archivio, nel 1996 ha vinto il concorso per “ricercatore storico” presso il Comune di Ferrara, incarico che ha assunto lo stesso anno. Dal 2005 è vicepresidente della Ferrariae Decus, una delle associazioni culturali più importanti della provincia di Ferrara. Negli ultimi anni, poi, ha partecipato a trasmissioni RAI e Mediaset come storico dell’arte ed appassionato cultore delle vicende legate a Ferrara dal periodo rinascimentale fino al Novecento. Oltre a scrivere su alcuni periodici di cultura e storia locale, ha pubblicato decine di studi relativi alla sua città ed ha tenuto lezioni su temi di storia dell’architettura presso le Università degli Studi di Ferrara e di Bologna. Attualmente è responsabile dell’Ufficio Ricerche Storiche del Comune di Ferrara.


Reportage fotografico della serata del 20 settembre 2014 (foto di Beppe Tassinari)

Sabato 20 settembre 2014, ore 21,30:
Passione Van Gogh – presentazione del libro di Carmelo Pistillo, Book Time Editore.

 

Un secolo fa uomini come Yeats, Rilke, Pessoa hanno immaginato un Teatro di Poesia (…) In tempi relativamente recenti, in Italia, Giovanni Testori ha percorso, a suo modo, con coraggio al limite della tracotanza, la strada impervia e perigliosa del Teatro di Poesia, ma ubriaco del suo stesso distillato forse egli stesso non ha compreso a pieno la forza dirompente dei suoi testi, abbagliato dal balenare accecante di una sola delle due facce della medaglia: la Parola. Ma sull’altra faccia della moneta sonante della Poesia c’è il sigillo più pregnante: il Silenzio. E il silenzio a Teatro conta più delle parole: ed è un silenzio che non va riempito, ma piuttosto interpretato, danzato, reso plastico e palpitante, attraverso ad esempio un accordo musicale, un cambio di luci, il gesto di una mano nel buio…  È a questo Teatro che anela Pistillo, un teatro puro e assoluto, fatto di Poesia incarnata e incandescente. Anche di questo ci parla il suo Van Gogh. Forse soprattutto di questo. E della vita vissuta come una missione, in un afflato mistico, come una fede assoluta, bruciante, senza possibilità alcuna di compromessi, mediazioni, una vita da frate francescano, povero tra i poveri, predicatore nel deserto. E della Fede stessa vissuta come un calice amaro da bere fino in fondo, fino alla feccia. E della pittura, dell’arte da vivere allo stesso modo, come una fede, con un rigore estremo e con un’estrema serietà e coerenza che agli occhi dei più può apparire follia. (…) il Van Gogh di Pistillo a tratti ci appare una sorta di Figura Christi e come un (povero) Cristo Figlio del Dio della Pittura si offre a noi spettatori, ci offre la sua carne impastata di colore e sangue, lui che per primo si è nutrito di colore, di quel giallo vivo e pulsante, sfolgorante di luce, giallo abbacinante di cui è intrisa ogni fibra di ogni sua tela, ogni fibra della sua carne viva e pulsante. “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Giallo anche il sangue, e denso, pastoso. “Nutritevi di me”, ci dice questo Van Gogh dolente e consapevole, “mangiate la mia vita, la mia pittura, così come io ho mangiato il colore giallo”. Ma questo testo di Carmelo Pistillo è anche un gioco di specchi. Un gioco di specchi a tratti deformanti, a tratti ustori. Un gioco senza fine di riflessi e riflessioni tra l’Autore e il suo Personaggio, un gioco funambolico e spregiudicato che si regge sul filo labile e rosso (o giallo?) della follia, e che proprio la proverbiale e per questo strumentale “follia” dell’artista olandese consente.  Come un Pirandello post-moderno e allucinato, Pistillo sbatte sulla scena il suo Van Gogh in cerca d’autore e approfittando -letteralmente senza pudore- del gioco di specchi di cui si diceva, egli mostra le sue carni pulsanti e sanguinanti, le sue ferite aperte, in un succedersi di violenti e improvvisi cambi di scena e di registri: fino all’aprirsi di una botola sotto i piedi del protagonista che lo fanno sprofondare nel sottopalco della sua coscienza, in un sottosuolo di vivida e spietata consapevolezza di sé. Come se la buca del suggeritore si trasformasse nell’abisso dell’io più profondo. Un luogo virtuale e reale al tempo stesso, come in Memorie del Sottosuolo di Dostoevskij o forse meglio in Conversazione con la morte di Testori.  E in questo sottosuolo, sottoscala, sottopalco sprofondiamo anche noi, all’improvviso. Nel silenzio repentino e spiazzante di un cambio di luci. Nell’ombra che cade tra l’Idea e la Realtà. (dalla prefazione di  Virgilio Patarini)


Reportage della serata del 24 settembre (foto di Beppe Tassinari)

Mercoledì 24 settembre 2014, ore 21,30:
Ferrara segreta – presentazione del libro di Paolo Sturla Avogadri, Faust Edizioni.

Uncle Paul Blues Band in concerto 

 

Il libro: FERRARA SEGRETA porta alla luce sorprendenti episodi, luoghi e personaggi di ogni epoca, che la storiografia e il giornalismo hanno trascurato o minimizzato. Dal santo-eretico Ermanno Pungilupo, al provvidenziale recupero grazie a Treccani della Bibbia di Borso d’Este, definita «il libro più bello del mondo»; dagli eclatanti protagonisti delle Accademie e dello Studium fra i quali Copernico, Paracelso, Michele Savonarola (un Lombroso ante litteram), Pietro Bono Avogari (il Nostradamus estense), al primo film realista ferrarese Il Baratro; dal Papa sepolto nella nostra Cattedrale, a Isabella d’Este Gonzaga «specchio della moda e regina del gusto» fino all’impresa, eccezionale e dimenticata, dell’Operazione Herring oltre le linee tedesche, al di qua del Po, nell’aprile 1945.

 

L'autore: Paolo Sturla Avogadri, figlio d’arte (il padre Antonio fu pioniere del Cinema), già corrispondente del cinegiornale “Mondo Libero”, ha realizzato documentari culturali e servizi di attualità per la televisione italiana, francese, tedesca e greca. Nel campo della Settima Arte ha contribuito alla produzione di oltre duecento pellicole, sia come freelance multiruolo sia come titolare della Phoebus Film. Nell’ambito letterario e giornalistico ha collaborato a opere di saggistica e pubblicato – su “Il Resto del Carlino” e su periodici quali “La Pianura”, “GenteViaggi”, “CasaViva” e “Terre Estensi” – numerosi articoli di storia medievale, rinascimentale e contemporanea, antichi ordini equestri, araldica, archeologia, cinematografia, arredamento di classe e turismo enogastronomico.

 

La Uncle Paul Blues Band nasce quasi per caso nel 2013 in occasione della festa di compleanno di Paolo Bertelli. Per l'occasione Bertelli aveva raccolto intorno a se una schiera di musicisti, alcuni dei quali molto giovani, coi quali aveva avuto precedenti collaborazioni. La formazione è andata però oltre l'esibizione di quella prima serata e anche quest'anno i concerti della band sono stati diversi a Ferrara e non solo. Il repertorio della band spazia fra il Blues ed il Rock and Roll degli anni '50 fino ai primi anni '70.

 

Paolo Bertelli, figlio di musicista, impara a suonare la chitarra da autodidatta a metà degli anni '60 esibendosi con numerosi gruppi ferraresi (fra i quali gli “Ever Beat”, “I Bardi”, “Le Stagioni”, “Capitolo Sesto” e “Circuito Stampato”), fondando anche un'etichetta, la "Musicando". La musica sperimentale è una delle massime passioni artistiche di questo personaggio che continua a mantenere lo spirito della ricerca ma nello stesso tempo,  e con grande passione, ama anche esprimersi in numerose jamsession ed esibizioni legate al vecchio blues con la propria armonica, strumento che frequenta da più di dieci anni e che gli dà forme diverse di espressione. Si esibisce con tantissimi musicisti, spesso sempre diversi, anche in apparizioni televisive. Contemporaneamente alla sua attività di produttore Paolo riesce finalmente a portare alla stampa un suo progetto sonoro al quale lavora da tempo : “Una Storia Del Prometeo” collage sonoro per mimo.

La chiusura nel 2001, ma non la fine, della “Musicando”, pur dopo avere affidato a distributori amici i prodotti più significativi della stessa, è un evento vissuto a malincuore ma è un passo obbligato che comunque non lo frena ad elaborare sempre nuovi progetti. Come consigliere circoscrizionale del Comune di Ferrara inventa e cura alcune manifestazioni musicali tra cui il "Night and Blues".

 

 

 

 


Reportage della serata del 27 settembre (foto di Beppe Tassinari)

Sabato 27 settembre 2014, ore 21,30
Una vita, un prezzo– Spettacolo teatrale. Testo e Regia di Riccardo “Fritz” Piricò. Con Riccardo Piricò e Carlo Ponta Signoretti.

 

Lo spettacolo (tratto da una notizia di cronaca nera)

A Roma, nel 2009,  viene ritrovato il corpo senza vita di S.R.S un ragazzo italo albanese di 17 anni, conosciuto alle forze dell'ordine come giovane leva del racket locale, arrestato per spaccio, piccoli furti e danneggiamento della cosa pubblica. Dalle prime indagini risulta un legame con la microcriminalità di quartiere, e a un piccolo clan affiliato dell'andrangheta dedito all'usura e al taglieggiamento. L'assassinio del giovane si sospetta sia ricollegabile ad un regolamento di conti in seguito al tentato omicidio dell'assessore A.F. a Roma Bottaccia. Di per sé è una notizia come altre, come tante se ne sentono al telegiornale. Ma quando capita di ascoltare la storia della vita di S.R.S. raccontata dal suo miglior amico, in un incontro del tutto casuale, allora le cose cambiano, allora "il soggetto malavitoso" diventa persona, e le sue vicende umane, qualcosa di più della pura cronaca nera. E' quello che è accaduto all'autore di questa piece teatrale in una strana serata del 2010, quando si trova invitato ad una festa di compleanno, senza sapere di chi fosse il compleanno. Lo spettacolo, preparato in collaborazione con l'associazione LIBERA, ha ricevuto molti consensi di critica ed ha vinto diversi premi di drammaturgia: uno spettacolo particolare poiché slega l'idea che la mafia sia associata solo alle stragi efferate e alla spietatezza, e sottolinea invece aspetti consueti e quotidiani, che appaiono normali, e che sono solo l'anticamera "dell'atteggiamento mafioso", di un nostro modus vivendi, e proprio per questo, ancor più subdolo: una piccola raccomandazione, un favore personale, una "scorciatoia" per raggiungere un obiettivo, una semplice richiesta di aiuto: dice l'autore "la mafia non è solo nel monitor del nostro televisore, ma spesso è davanti a noi, di fianco a noi... dentro di noi". Il racconto della vita di S.R.S. è tutt'altro che tetro; è costellato infatti da episodi esileranti e paradossali, che fanno sorridere perchè associati all'italica arte di arrangiarsi, ma dalle conseguenze terribili, dal prezzo troppo alto.

Ad oggi, settembre 2014, mandanti ed esecutori dell'omicidio di S.R.S. non sono stati ancora individuati.


L’autore e regista: Riccardo Fritz Piricò

Attore, regista e drammaturgo, nato a Sanremo nel 1967, le sue primissime esperienze teatrali, giovanissimo, sono con la compagnia del Teatro della Tosse di Genova, sotto la guida di Tonino Conte e Piero Alloisio, dal 1981 al 1985. Successivamente a Milano e Pavia frequenta diverse scuole e laboratori teatrali: con Angela Malfitano al Teatro Fraschini, con Ida Marinelli e Cristina Crippa al Teatro dell’Elfo e al Teatro di Porta Romana, e poi con Carlo Rivolta. Nel 2004 si diploma alla Scuola Internazionale del Teatro dell’Arsenale sotto la guida di Kuniaki Idacon il quale collabora in diversi spettacoli. Vincitore del premio Festival di Regia Nazionale nel 2010 finalista nel Festival di Regia Internazionale nel 2011 con gli spettacoli "incubo di una notte di mezza estate" e "BaKKanti". Vincitore del premio Borrello 2011 per il testo teatrale "Una vita un prezzo", che ha debuttato in collaborazione con l'associazione Libera nell'ambito del Circuito teatrale Antimafia, progetto Alveare. Vincitore del Festival Teatro Franco Agostino con lo spettacolo "questo inferno", liberamente ispirato al poema La divina Commedia, presso il Piccolo Teatro di Milano. Come si diceva fin dalla più tenera età ha recitato in numerosi spettacoli, dopo i primi anni in Liguria, soprattutto a Pavia (Teatro Fraschini, Teatro La scala), Milano (Teatro Libero, Teatro della Quattordicesima, Teatro Arsenale, Teatro Wagner, Teatro Verdi) e Lodi (Teatro alle Vigne, Teatro del Viale). Ma anche a Venezia (Palazzo Zenobio). Negli ultimi anni accanto all’attività attoriale si è molto intensificata la sua attività di autore e regista. Nel triplice ruolo di autore, regista e attore-protagonista lo scorso luglio ha debuttato a Ferrara presso Palazzo della Racchetta, nell’ambito del Racket Festival, presentando in anteprima nazionale il suo nuovo spettacolo “(IN) Potenza”, che affrontava con comicità e dolce-amara ironia il delicato argomento dell'infertilità maschile. 


Reportage fotografico dell'ultima serata del Racket Festival, mercoledì 1 ottobre (foto di Beppe Tassinari)

Mercoledì 1 ottobre 2014, ore 21,30
Il provino – Atto unico teatrale. Testo di Maria Antonietta Fuiano. Regia di Catia Gianisella. Aiuto-regia: Linda Evangelisti. Con Sabrina Bordin, Marco Trippa, Francesco Reitano e Sonia Giuri.

 

Come la neve di primavera- Monologo teatrale. Testo di Michele Govoni. Regia di Virgilio Patarini. Con Vittoria Triglione.

 

Il provino

Una giovane donna si presenta al posto di un’amica ad un provino cinematografico. Non ha molta esperienza e fatica a definirsi propriamente un’attrice,  ma è rimasta folgorata dalla sceneggiatura e decide, anche se titubante, di provarci.  Tra luci ed ombre del set, circondata da tecnici ed assistenti che la esaminano, viene fatta accomodare davanti a lui, il regista, che incredibilmente  non le chiede di recitare una parte a memoria, cantare o ballare ma, per metterla a proprio agio, la invita semplicemente aprire la propria borsa e descrivere uno ad uno e nei minimi dettagli, gli oggetti che ella dentro vi trova.

D’altronde cos’è la borsa per una donna se non una rappresentazione del suo mondo e del suo modo di essere? La giovane donna visibilmente imbarazzata da questa intrusione nel suo privato, accetta questa strana richiesta ed inizia ad estrarre, come da un cappello magico, una serie di oggetti e descrivendo le emozioni e i ricordi  che suscitano in lei..

Inizia così, quasi banalmente, un racconto pieno di magia e di emozioni che pian piano si trasforma in un dialogo a due sempre più intimo...  sino ad un finale che sorprenderà tutti.

 

Come la neve di primavera

Domitilla ha 39 anni, un peso nel cuore e una certezza: la gioia che le dà il sabato. Proprio in un sabato qualunque, durante il rito del trucco prima di uscire, Domitilla si racconta attraverso frammenti della sua vita; i suoi ricordi divengono i nostri e lo strano stream of consciousness che viene delineandosi sembra farsi presente ai nostri occhi come fosse dipinto. Domitilla ci accompagna attraverso le sensazioni umane di una donna che, davanti allo specchio, sta guardando non solo se stessa, ma un pezzo di umanità. Tutto è avvolto da un’aria delicata e leggera che va facendosi più pesante man mano che il racconto procede. Come la neve di primavera, metafora non solo di un’esistenza ingannevole, ma anche del senso di tutto il monologo, rivela così, solo nel finale, la verità di questo sabato di confidenze solo apparentemente velate.