Galleria del Rivellino

Ferrara, via Baruffaldi, 6

Foto Vernissages e Rassegna Stampa

CALENDARIO MOSTRE

 

21 giugno - 4 luglio 2014Paolo Facchinetti - Edoardo Stramacchia, L'Insostenibile leggerezza di certe tessere...

5 - 18 luglio 2014: Anna Maria AngeliniRifrazioni (mostra di fotografia)

19 luglio - 2 agosto 2014: Virgilio Patarini - Luigi Profeta, Memorie condivise

13 - 26 settembre 2014: Alberto Besson, Wonderland

 

Galleria del Cammello

(Camel Home Gallery) Ferrara, via Cammello, 33

Foto allestimento e Vernissage

CALENDARIO MOSTRE

 

21 giugno - 18 luglio 2014: Diego Palasgo

 

Gli artisti e le mostre

L’insostenibile leggerezza di certe tessere

Opere di Paolo Facchinetti e Edoardo Stramacchia.

Mutuando il titolo dal celeberrimo romanzo di Milan Kundera “L’insostenibile leggerezza dell’essere” in questa mostra si presentano gli originalissimi quadri di Stramacchia, realizzati cancellando, colorando e ritagliando frammenti di fumetti (“Topolino”, per la precisione): con queste “tessere” l’artista bresciano ricompone silhouettes di personaggi, spesso gli stessi di Walt Disney cancellati e ritagliati, in composizioni raffinate e cromaticamente vivaci. Parallelamente Paolo Facchinetti presenta i suoi ritratti di personaggi noti e i suoi “Memento mori” realizzati con il solo ausilio di piccoli timbri artigianali: l’immagine viene così scomposta e ricomposta attraverso una moltitudine di timbri, un caos organizzato di “tessere” nere su fondo bianco. Ed è proprio questa la chiave di lettura di questa mostra: il caos, il dedalo dei segni, delle “tessere” che diviene “ordine”, disegno, costruzione narrativa, in un rapporto dialettico tra inquietudine e ricerca di equilibrio che è metafora esistenziale

Paolo Facchinetti 

Paolo Facchinetti è nato a Nembro (Bg) nel 1953, dove vive e lavora. Inizia la sua formazione artistica all'Accademia Carrara di Belle Arti a Bergamo frequentando i corsi di disegno e di nudo. Artista poliedrico, l'astrazione e la figurazione sono parti complementari del suo percorso. Dal 1972 espone le sue opere in numerose mostre personali, collettive e partecipa a rassegne d'Arte nazionali e internazionali. Tra le più rilevanti segnaliamo le seguenti personali: nel 2012 “Di luce e d’ombra” al Palazzo Zenobio di Venezia; la personale al MAMEC, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Cerreto Laziale (RM); “Di luce e d’ombra”alla galleria Zamenhof di Milano; e la personale nel 1998 presso la galleria Ca' Gromasa ad Albino (Bg). È presente inoltre in numerose pubblicazioni nazionali come il C.A.M., Catalogo d’Arte Moderna, Mondadori, 2011-2012-2013, “Post-Avanguardia”, “Terza Dimensione”, sempre Mondadori editore, 2011. Si sono occupate di lui testate di settore di rilevanza nazionale come “Arte”, “Arte Contemporanea”, e altre.

Edoardo Stramacchia

Edoardo Stramacchia è nato ad Anfo (BS) nel 1949. Inizia l'attività artistica nel 1971. Le prime esperienze si confrontano con un mondo surreale vicino al lavoro di Tanguy; nel 1973 è la volta della prima personale presso la galleria Paganora a Brescia. Nel 1975 entra nel gruppo Sincron, ed entra in contatto con grandi artisti come Julio Le Parc e Bruno Munari. Successivamente si avvicina alla Poesia Visiva entrando in contatto con Eugenio Miccini e Ugo Carrega. Nel 1980 fonda con Bonetti e Tancredi il gruppo TREA, a questo periodo risalgono diverse esposizioni di cui una presso la galleria Vismara a Milano. Nel 1981, ‘82, ‘85 espone al Grand Palais di Parigi. Numerose sono le sue mostre sia personali che collettive, tra le più recenti segnaliamo: nel giugno 2012 l’antologica alla galleria Zamenhof di Milano, nel settembre 2010 la personale al Museo Crocetti di Roma, nel 2007 l’evento collaterale "Camera 312" alla 52a Biennale di Venezia, nel settembre 2006 la personale presso la Rocca Medicea di Cortona (AR). Nel 2010 la personale al Museo Crocetti di Roma, a cura di Giorgio Di Genova. Nel 2012 l’antologica alla Galleria Zamenhof di Milano.

 

Rifrazioni

Opere di Anna Maria Angelini

Una fotografia astratta fatta solo di luce, quella di Annamaria Angelini. “Luce allo stato puro. Luce – colore. Laddove il colore e la luce sono colti con tale sapienza tecnica e di composizione da sembrare altro da sé. Da sembrare pittura su tela: luce dipinta, stesa velatura dopo velatura sulla tela. Una luce calda, leggera, a tratti friabile, impalpabile. Una luce pulsante, che si irradia dal centro della fotografia, che si irradia e conquista, con fluidità, ogni centimetro quadrato della superficie, con vibrazioni fitte e modulate, inquiete, che sembrano vivere di un afflato vitale, che a tratti si sfaldano, si addensano, si distendono”. (V.P.) 

Anna Maria Angelini

Ligure, sin dalla prima giovinezza scrive poesie. Nel 2003 ha pubblicato un libro (Grani di sabbia), avendo però già collaborato a pubblicazioni locali e regionali. Nel libro inserisce alcune foto aniconiche prodotte per suo diletto, dopo anni in cui le sue curiosità la portano dalle foto di reportage dei viaggi a campi inesplorati, prima nella scelta dei soggetti, poi nel taglio degli scatti e man mano a foto di geometrie metafisiche, di macro estreme, di studi sulla luce. In Namibia, nel deserto color albicocca di Sossusvlei, colpita dalla essenzialità delle linee delle dune nel monocolore, intuisce che le fotografie possono diventare un mezzo importante per comunicare emozioni. Da qui le ricerche e gli studi sull`informale ... Forme semplici intersecazioni di piani o sinfonie di colore, luce, macro. Lavora con la Nikon 801, manualmente, obbiettivo Sigma 35-135 , Nikon SB24 come flash, lenti addizionali. Non usa mai correggere col computer perché con esso si può ottenere qualsiasi forma e effetto il che rende i risultati meccanici, certi, non emozionanti. La macchina fotografica assume così, pur essendo un mezzo tecnico, un linguaggio che esprime, un poco come la poesia, ciò che percepisce da ciò che la circonda; percezione quasi onirica che vede spesso oltre quello che altri trascurano perdendo una parte della magnificenza che ci circonda. E inoltre,piano piano con fatica e lavoro va verso un tipo di foto che è più vicina alla pittura astratta, onirico metafisica, che non alla fotografia comunemente intesa. Nel dicembre 2007 ha pubblicato con l’Editore Eupalino un secondo libro di poesie: “Nel cuore dell’inverno”. Sta preparando un terzo libro di poesie e un libro di favole con disegni per bambini, per beneficenza. Tra le molte mostre personali ha esposto a Vigevano, Calice L. , Finale ligure (3), Milano (5), Torino (4), Bologna (3), Genova (2), Firenze, Parigi(2), Ferrara , Finalborgo, Imperia ... Inoltre si segnala la partecipazione a collettive anche a tema e con più opere : Berlino, New York, Hong Kong , Il Cairo, BuenosAires, Milano, Torino, Firenze, Trieste, Trento, Cecina,Sesto Fiorentino,Bologna, Roma, Ferrara, Luxor. Albisola, Spezia, Verona ,Tagliolo Monferrato, Imperia...

memorie condivise

Opere di Virgilio Patarini e Luigi Profeta.

Dopo aver a lungo sperimentato forme, tecniche  e materiali, passando entrambi, sia pure in tempi e modi diversi,  attraverso  l’astrazione, le installazioni, la performance, questi due artisti milanesi, quasi coetanei, sono approdati entrambi, più o meno nello stesso periodo, ad un recupero dell’immagine e di una forma d’arte definibile “figuratiova, sia pure in una declinazione “citazionista”. Entrambi pescano dal bagaglio della memoria collettiva immagini in bianco e nero che decontestualizzano e inseriscono in nuovi spazi, donando a queste “figure” nuovo senso. Patarini lavora su fotogrammi di vecchi films del Neo-Realismo o su bozzetti tratti dagli studi preparatori del Quarto Stato di Pelizza da Volpedo. Profeta su foto in bianco e nero di statue antiche o scorci architettonici. Entrambi collocano queste citazioni in contesti spiazzanti come superfici abrase che fanno pensare a vecchi muri calcinati solcati da scritte o grondanti ruggine e macchie di umidità, e giocano così in maniera sottile, ambigua  e post-moderna tra recupero della memoria e oblìo. Con un gesto che è al tempo stesso restauro e cancellazione.

Virgilio Patarini

Virgilio Patarini nasce a Breno (BS) nel 1967. Non solo artista ma anche critico e curatore, ha diretto a Milano l’Atelier Chagall dal 2003 al 2013 e la Galleria Zamenhof dal 2008 al 2013, a Torino la Galleria 20 nella stagione 2013/2014. Ha curato dal 1998 ad oggi oltre trecento mostre di arte contemporanea e più di cinquanta volumi. Dal 2011 è consulente del C.A.M della Mondadori e per questo editore dal 2010 ad oggi ha curato numerose pubblicazioni. Tra le più recenti: “La via italiana all’Informale. Da Afro, Vedova e Burri alle ultime tendenze”, febbraio 2013, di cui è in preparazione il secondo volume, in uscita nel 2014, in collaborazione con l’Archivio Afro di Roma e la Fondazione Vedova di Venezia. Tra i molti luoghi prestigiosi dove ha proposto le sue opere (quadri, sculture e soprattutto installazioni) ricordiamo: il Grand Palais di Parigi, Salon Comparaisons, nel  2010, 2011, 2012, 2013; Palazzo Zenobio a Venezia, nel 2012, il Castello di Carlo V a Lecce, nel 2010, 2011 e 2012, il Castello Estense di Ferrara, il Castello Malaspina di Massa, la Pinacoteca Civica di Imperia, nel 2010; e prima ancora al Palazzo Beato Jacopo di Varazze, nella Sala del Quattrocento a Pontremoli, a Villa Marrazzi a Cesano Boscone; e in numerose gallerie private a Torino, Milano, Roma, Fucecchio, Conegliano, Como. Tra le personali più recenti ricordiamo quella al Padiglione Islanda, Palazzo Zenobio, a Venezia, nel 2012, alla Galleria Vista di Roma nel 2013 e alla Galleria 20 di Torino nel 2014.

Luigi Profeta

Luigi Profeta è nato a Milano nel 1969, vive e lavora a Cormano (MI). Ha effettuato numerose esperienze nel campo della fotografia e collaborato con laboratori privati e fotografi di livello nazionale. Nel 1999 ha cominciato la sua esperienza artistica in campo pittorico da autodidatta con la spinta del Maestro Alfonso Madaluni. Nel 2004 comincia a organizzare corsi di pittura e creatività per bambini, e corsi di pittura per adulti. Tra le esperienze artistiche principali segnaliamo nel febbraio 2012 la personale “Post Scriptum” presso la galleria Zamenhof di Milano, nel marzo 2008 la personale “I Paesaggi dell’Anima” all’Enterprise Art Gallery, Milano;  nel 2010 la collettiva "Post - Avanguardia" al Castello degli Estensi di Ferrara, al Castello di Carlo V di Lecce e al Castello di Malaspina di Massa; nel 2012 “Koinè” al Palazzo Zenobio di Venezia. E’ presente nelle pubblicazioni La materia è il colore – cataloghi d’arte editoriale Giorgio Mondadori, 2010; Arte da mangiare – società Umanitaria Milano, 2011;  C.A.M. , Catalogo Arte Moderna n° 48, Giorgio Mondadori 2012.

Frammenti di memorie

Opere di Diego Palasgo

Qui l’artista di Noale (VE) ci presenta una selezione delle sue opere, sapientemente in bilico tra figurazione allusiva e astrazione pura, con segni che tracciano in maniera graffiante e graffiata scorci di città in rovina, pezzi di colonne, “archi enormemente vuoti impaludati in magre stagnazioni plumbee”, come li avrebbe chiamati Dino Campana, brandelli di “muri sgarrupati”, spoglie e depredate memorie, irriconoscibili vestigia di antichi splendori serenissimi. Con una sapiente ed emotiva ambiguità tra memoria e oblìo ed un uso iperbolico della “metonimia”, ovvero della parte per il tutto: non occorre disegnare inutili dettagli per evocare una città antica, bastano uno scorcio di colonnato, un pezzo di lastricato e soprattutto la materia “scabra ed essenziale” di un muro in rovina…

Diego Palasgo

Diego Palasgo, nato a Noale (VE) nel 1954, alterna la sua attività creativa tra lo studio abitazione di via Ontani a Noale,e lo studio a Wastdale road ,41c di Londra.

Scrive di lui Riccardo Mangano: “L'esaltazione del particolare architettonico è un momento significativo nell'iter di Palasgo,raggiunto grazie ad una ricerca incessante colta e sottile dentro il mondo degli antichi simboli nelle pietre e nei muri di una storia intravvista nei suoi luoghi di origine e registrati nella sua memoria. Il riferimento al paesaggio reale appare negli edifici o ne è soggetto unico e particolareggiato come le cupole,le colonne o le facciate, spesso riflesse sul canal grande della sua amata Venezia”.

In oltre 35 anni di attività, Palasgo ha esposto in numerose  gallerie d'arte  e in mostre personali in  luoghi pubblici in Italia, tra cui a Venezia, Milano, Parma, Firenze.,Roma,Verona,Torino,Treviso, Pavia, Trento. Oltr'alpe ha esposto in Spagna a Valencia, Saragozza, Santander, in Portogallo, Algarve, Cascais. Negli U.S.A a Memphis, a New York. In Gran Bretagna, a Londra, Warwick. In Francia a Parigi, Bordeaux, Grenoble, Belfort.Lyon, Perigueaux,San Remy de Provence, Annecy, Brioude, Nantes. Invitato in Romania a esporre presso l'università Politehnica di Bucarest e all'università di Craiova.

Dal 1999 è presente con continuità a varie fiere d'arte contemporanea tra cui vanno segnalate Art sur, Granada, Arte contemporaneò Barcellona (Spagna), Arte fiera Colonia (Germania), Mere Art Lugano (Svizzera), Arte Expo Lussemburgo, senza dimenticare le numerose partecipazioni alle fiere d'arte in Italia in città come: Padova, Palermo, Bari, Genova, Forlì, Reggio Emilia, Catania,Viterbo,Bergamo,Vicenza, Parma.

Sue opere sono presenti il numerose collezioni pubbliche e private. Nel corso della sua attività ha ottenuto molti riconoscimenti della stampa e della critica specializzata, è stato inoltre premiato con la Medaglia d'Argento del Presidente della Repubblica Italiana e con La Medaglia di Bronzo S.S. Giovanni Paolo II, Città del Vaticano.

Alberto Besson, Wonderland
“È un mondo pieno di colore e frastagliato quello che ci racconta il pittore cremasco Alberto Besson: la visione della realtà viene scomposta e stilizzata in tasselli di forme geometriche irregolari dalle tinte forti e piatte, in una mirabile e modernissima sintesi di reminiscenze colte della storia dell’Arte come il Puntinismo e il Cubismo filtrate da uno sguardo avvezzo ai pixel e ai colori accesi e innaturali dell’immagine elettronica. Così i fitti pois della trama puntinista si allargano in tessere più ampie di colore piatto e pure la scomposizione dei piani cubista si appiattisce e si semplifica in una sintesi più contemporanea dai colori squillanti. Accanto al canto gioioso del colore c’è il controllo della ragione cartesiana che tutto riduce a forme geometriche. E tutto, tutto… la sintesi formale, la scomposizione e ricomposizione geometrica delle immagine al limite dell’astrazione nel senso etimologico del termine, l’uso di colori squillanti e virati, innaturali… tutto ci conduce in un mondo fantastico e visionario. Una terra della Meraviglia”. (V.P.)